lunedì 29 agosto 2011

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Il primo libro di cui vorrei parlarvi è: Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D’Avenia. Non c’è una ragione precisa per cui ho scelto questo libro, è semplicemente l’ultimo che ho letto. Mi risulterebbe complicato scegliere per preferenza o per popolarità, per cui, iniziamo da questo. Stavo pensando che ormai in rete si trovano recensioni di ogni tipo e mi è venuta in mente un’idea: invece dei soliti paroloni sul significato profondo che l’autore ha voluto dare a una determinata frase o il perché l'autore abbia utilizzato certi termini o affrontato certi argomenti, ho deciso di alleggerire la cosa scegliendo tre parole con le quali definirei questo libro. Naturalmente non possono mancare due parole sulla trama ma proprio due due, per non svelare troppo e per lasciare quel qualcosa che vi spinga a leggere questo libro, che non è per niente male.
Bene, iniziamo:

Titolo: Bianca come il latte, rossa come il sangue
Autore: Alessandro D’Avenia
Dati: 2010, 254 p.
Editore: Mondadori
Prezzo: 13,30 euro (nel sito http://www.amazon.it/ potete trovarlo a soli 7,80 euro, fino a fine mese)
Trama: Leo è un ragazzino di sedici anni che, come tutti i ragazzini della sua età, o almeno quasi tutti, odia la scuola ed i prof. Le cose però non saranno così a lungo. Un giorno arriva un supplente che, per quanto Leo cerchi di negarlo, riuscirà a catturare la sua attenzione ed il suo cuore. A lui si rivolgerà il ragazzo quando si troverà ad affrontare qualcosa più grande di lui. Il bianco è il vuoto, la solitudine, la sofferenza, il dolore, la perdita. Il rosso è l’amore, la passione, i capelli della ragazza che ama, la vita stessa. E questo libro è una continua fuga dal bianco alla ricerca del rosso e della speranza che, nonostante il destino sembra opporsi, non bisogna mai abbandonare i propri sogni.
La mia recensione:
INTIMO: nonostante una sorta d’indifferenza ed intolleranza nei confronti del mondo degli adulti e di quello della scuola, all’interno delle pagine di questo libro ritroviamo l’essenza più intima di un ragazzino di sedici anni. L’odio per la scuola, l’amore per Beatrice e soprattutto le sofferenze che ciò che gli eventi lo portano ad affrontare e la sensazione di essere solo a doverle fronteggiare. Leggendo questo libro ho come avuto la sindrome della “mamma chioccia”, avrei voluto abbracciare quel ragazzino spaesato e sofferente e rassicurarlo. Probabilmente ciò che più ci piace in questo genere di libri, parlo di quelli che trattano temi personali, sia proprio la sensazione, scorrendo le righe, di farne parte un po’ anche noi.
BANALE: forse il termine è un po’ troppo forte ma, ciò che del libro mi è sembrato banale è stata la figura di Silvia, l’amica innamorata di lui ma prontamente ignorata. Sembra fungere da spalla nei momenti di sofferenza di Leo ma, lo sappiamo tutti, per certe cose non ci sono amici che tengano, il percorso devi farlo da solo. La parte della geisha che svolge Silvia a volte mi ha anche disturbato, come se volesse in qualche modo giustificare un atteggiamento un po’ troppo riverente nei confronti del ragazzo dei propri sogni, credete davvero che l’amore si ottenga così? Beh forse sì, visto il finale del libro ma, per come sono fatta io, mi verrebbe da dire: “Silvia, mollalo e trovati un altro che si accorga che ci sei!”.
COMMOVENTE: il mio ragazzo mi dice sempre che se alla fine di un libro o di un film piango, vuol dire che mi è piaciuto sul serio. Lo confesso qualche lacrimuccia l’ho versata e, non negatelo, sono sicura che l’abbiate fatto anche voi. Il libro tratta un tema che sempre mi commuove: la ricerca disperata di trovare una spiegazione per la perdita di qualcuno. Non c’è molto da fare, quella persona se n’è andata e non tornerà ed è proprio il definitivo della cosa che non ci da pace. Non passerà mai, semplicemente impari a vivere con un pezzo di cuore in meno.
Informazioni sull'autore: Alessandro D’Avenia è nato a Palermo nel 1977. Si è laureato a Roma in lettere classiche ed ha conseguito un dottorato di ricerca all’Università di Siena in Antropologia del mondo antico ed un master in sceneggiatura,  mica bruscolini! Il suo primo romanzo è intitolato Nottetempo. Ora insegna latino e greco in un liceo di Milano per cui, sa perfettamente quello di cui parla nel libro, è il suo ambiente.

Non so voi ma, io adoro sottolineare, rigorosamente a matita, le frasi che più mi sono piaciute del libro. Ecco quelle che io ho evidenziato:
"...l'amore non esiste per renderci felici, ma per dimostrarci quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore."
"Beatrice, se, come gli eschimesi per la neve, avessimo quindici modi per dire ti amo, io per te li userei tutti."
"Certo, il congiuntivo non è necessario per vivere, ma grazie a lui si vive meglio: la vita si riempie di sfumature e possibilità."
"A colui che attende giunge ciò che attendeva, ma a chi spera capita ciò che non sperava."

Se davvero vi è piaciuto questo libro o se ancora non l’avete letto, ma la lettura di questo post vi ha intrigato, allego alcuni link che potrebbero interessarvi:
L’autore legge un passo della sua opera: http://www.youtube.com/watch?v=FVlN1Q5gb8I&NR=1
Il booktrailer realizzato da Anita Book: http://www.youtube.com/watch?v=QFxvM6M5I3w

Naturalmente siete tutti invitati a dire la vostra riguardo al tema trattato. Vi ricordo però che non tutti la pensano allo stesso modo e che il mondo è bello proprio per questo.

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